Droni in volo sulla città, via alla sperimentazione a Bari e Torino: “Così scriveremo le regole per il loro traffico”
Il progetto Sapere del Distretto tecnologico aerospaziale che ha sede a Grottaglie, la città scelta anche da Branson per il suo spazioporto. I droni saranno usati anche per i monitoraggi sull’ambiente e per aumentare l’accettazione da parte dei cittadini.
Droni su Bari. Uno scenario futuribile che può diventare realtà più in fretta di quanto non si pensi. Nel capoluogo pugliese come a Torino. Ovvero nei cieli delle uniche due città italiane in cui sarà sperimentato l’uso dei velivoli senza pilota che poi consentirà ad Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, di scrivere le regole sul loro traffico. Una sorta di codice della strada in cui non ci sono semafori né strisce pedonali. Ma altri droni in circolazione, edifici e persone sotto il naso degli stessi velivoli a pilotaggio remoto (‘unmanned’, dicono gli addetti ai lavori).
La sperimentazione si chiama Sapere e coinvolge il Distretto tecnologico aerospaziale (Dta) che ha base all’aeroporto Marcello Arlotta di Grottaglie, città in provincia di Taranto un tempo nota per le sue ceramiche e che, invece, lo è diventata perché scelta dal patron della Virgin Galactic, Richard Branson, come trampolino di lancio per i voli suborbitali, il suo spazioporto fuori dagli Usa.
“Siamo partiti a febbraio con le prime attività, ma l’emergenza Covid ha rallentato le cose. Ora siamo pronti a ricominciare”, dice Giuseppe Acierno, 51 anni, fondatore e presidente del Dta pugliese dal 2009. La rotta su cui si muovono enti pubblici (Università, Politecnico di Bari e gli Ordini professionali baresi dei geologi e degli ingegneri) come le aziende partner (Planetek Italia e Leonardo) punta ad almeno quattro obiettivi.
Il primo sta nelle regole “per l’uso diffuso di queste piattaforme”. Ancora tutte da scrivere, tanto che i droni – al netto di qualche appassionato – vengono utilizzati soltanto dalle forze dell’ordine per il controllo del territorio e soprattutto in occasione dei grandi eventi. Secondo obiettivo: “Mettere a punto le tecnologie per la gestione dello spazio aereo”, ricorda Acierno. E qui entrano in gioco due fra le aziende socie del Dta. Planetek Italia e Leonardo, appunto. “Stiamo mettendo su la consolle per il controllo del traffico”, ricorda Giovanni Sylos Labini. Tradotto: una specie di torre di controllo che dovrà vigilare sui velivoli senza pilota.
Sylos Labini è l’amministratore delegato di Planetek, che con i suoi settanta dipendenti a Bari, altri venticinque ad Atene per Planetek Hellas e oltre vent’anni di esperienza con i satelliti gioca le sue carte in Sapere “per continuare a unire la dimensione globale a quella locale”. Ecco l’altro obiettivo (e gli altri partner della sperimentazione). I droni che all’inizio voleranno nei dintorni dell’aeroporto di Grottaglie – il banco di prova, anzi “il nostro airport test bed”, ripete Acierno – una volta arrivati su Bari dovranno anche puntare i loro sensori sulla costa e sugli edifici.
“Sulla costa perché vogliamo monitorare lo stato delle acque e degli scarichi a mare insieme con l’Ordine dei geologi. Sugli edifici – continua il presidente del distretto – perché con gli ingegneri vogliamo valutare la dispersione termica, quindi l’efficienza energetica e l’impatto sull’ambiente dei nostri palazzi”. In entrambi i casi i droni arriveranno dove non possono arrivare gli occhi dei satelliti Sentinel. Spiega Sylos Labini: “Sono
quelli della missione Copernicus, il più grande progetto di osservazione della Terra con l’Easa, l’ente spaziale europeo”. La dimensione globale e quella locale. Il che piazza Bari, osserva ancora l’ad di Planetek, “in una bella posizione nella corsa all’utilizzo di queste tecnologie, che saranno uno dei pilastri del green deal europeo”. Una posizione a cui ha lavorato anche il Comune e, in particolare, il vicesindaco ed ex rettore del Politecnico, Eugenio Di Sciascio, che a dicembre ha firmato un protocollo d’intesa con il Dta.
“Questo progetto servirà anche per valutare l’utilizzo dei droni nella cosiddetta logistica dell’ultimo miglio, cioè il trasporto di cose in zone difficili da raggiungere e con una riduzione del traffico a terra”. Dunque, Bari sarà fra le prime città in Italia a sperimentare la consegna dei pacchi dal cielo? “Sì, è un tema importante che l’emergenza sanitaria ha evidenziato, ma di cui si parlerà molto anche dopo il Covid”, risponde Di Sciascio. Ed è anche per questo che nelle sei pagine dell’accordo fra Comune e Dta si prevede un laboratorio in cui i cittadini potranno dire la loro. Acierno lo chiama Living Lab: “Il luogo nel quale industria e pubblica amministrazione, il mondo della ricerca e i cittadini si incontrano. E nel quale i cittadini potranno indicare i loro bisogni e le criticità”. Un ingranaggio importante della sperimentazione. “Perché uno dei problemi nello sviluppo delle nuove tecnologie è l’acceptance (accettazione). Quella che consente ai cittadini di accettare che qualcosa voli sopra la propria testa. E di accelerare lo sviluppo innovativo di una città”.
FONTE: Repubblica.it – Cenzio Di Zanni
Per maggiori informazioni sul progetto clicca qui https://www.dtascarl.org/progettidta/sapere/